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La commedia triste di Miloš Forman

Venerdì 01 giugno alle 21 GLI AMORI DI UNA BIONDA,  in occasione della mostra dedicata al ’68 in FVG. Il film di Miloš Forman, del 1965, che tratta lo stato della condizione femminile, ma che a più di 50anni di distanza torna ad essere attuale.

Nella cittadina di Zruc, non lontano da Praga, in una fabbrica di scarpe lavorano duemila donne. Il rapporto con gli uomini presenti in loco è di 16 a 1. Così il Comitato di fabbrica decide di chiedere all'esercito di stanziare dei soldati in città. Arrivano però soprattutto militari già piuttosto maturi. Una sera Andula e sue due amiche vengono corteggiate da tre di loro in una sala da ballo ma la ragazza è piuttosto attratta dal giovane pianista con il quale trascorre la notte e dal quale ottiene un vago invito ad andare a trovarlo a Praga. Cosa che Andula, non appena possibile, fa.
Il 1963 assume una certa importanza nell'ambito del cinema ceco perché una nuova generazione di cineasti, approfittando dell'allentamento della censura in seguito all'ascesa al potere di Nikita Kruscev, entra in scena con idee nuove. Tra loro c'è il giovane Milos Forman che due anni dopo, al suo secondo lungometraggio, traccia un acuto ritratto della società a partire da un incontro casuale. Una notte gli succede di parlare con una ragazza che, con una valigia in mano, cerca l'indirizzo inesistente di qualcuno che aveva conosciuto e che le aveva dato un recapito falso. A partire da questa situazione Forman ci descrive una Cecoslovacchia in cui il perbenismo, che altrove si sarebbe definito come 'borghese', ammorba l'intera società mentre i giovani iniziano a percepire quel vento di cambiamento che porterà alla Primavera brutalmente stroncata dai carri armati sovietici e che spingerà Forman all'esilio negli Stati Uniti.
Attraverso la condizione femminile e la sessualità il regista denuncia lo stato della condizione femminile. Le donne debbono sottostare alle avances maschili ma il loro compito è quello di 'comportarsi seriamente' come richiesto dalle regole del Partito e come votato (ebbene sì 'votato') nel corso di un'assemblea. Il comportamento di Andula è quindi inaccettabile per quella parte del pubblico che indirizzerà all'autore vibranti lettere di protesta. Forse perché si è in gran parte riconosciuto nelle figure dei genitori del seduttore praghese (in particolare in quella della madre) e il ritratto che ha visto non gli è per nulla piaciuto.
Forman, con questo film in cui prevale la consapevolezza della necessità di un cambiamento di prospettiva che è tanto necessario quanto difficile da conseguire in modo stabile e duraturo otterrà un grande successo di pubblico in patria e numerosi riconoscimenti internazionali.
Recensione di Giancarlo Zappoli