Teatro e Cabaret

Protagoniste

FANNIE E ANITA

FANNIE E ANITA Featured Image

progetto Sara Alzetta
con Sara Alzetta, Daniela Gattorno
musiche originali Max Jurcev
produzione a.ArtistiAssociati

“La storia del nostro territorio – che è poi la storia del ‘900, di una sua buona parte – attraverso gli occhi e le emozioni di due donne, Fannie e Anita, la prima della borghesia austriacante e l’altra proletaria.
Uno sguardo reale, senza ideologismi e storiografie, vivo, leggero e pieno di sentimenti per capire il nostro passato e scoprire da dove arriva quel senso di inquietudine che ci portiamo dentro”.

“Ho cominciato a scrivere della storia della nostra area (che è, poi, la storia del ‘900, di una sua buona parte) nel 2014, al centenario dell’entrata nella grande guerra. L’ho fatto attraverso gli occhi e le emozioni di due donne, Fannie e Anita, la prima della borghesia austriacante (e con la Grande Guerra perderà tutto il suo mondo) e l’altra proletaria (e il secolo sarà suo).
La mia intenzione è quella di restituire uno sguardo reale, senza ideologismi e storiografie, vivo, leggero e pieno di sentimenti. E così ho continuato a seguire le mie antenate immaginarie nel difficile primo dopoguerra, quando Trieste continua ad essere attanagliata dalla miseria, presa d’assalto dall’influenza spagnola, impoverita dalla speculazione del cambio corona-lira e dall’esodo della componente austriaca della popolazione (che perde il suo status di classe dirigente); non da ultimo, nel 1920 viene dato alle fiamme il Narodni Dom, come battesimo dello squadrismo organizzato; hanno così inizio le violente reazioni nazionalistiche, il terribile rilancio, “la vittoria mutilata” -a coprire le disastrose condizioni economiche in cui l’Italia si risvegliava finito il conflitto. E tornando alle nostre due donne, Fannie perde irrevocabilmente lo status e Anita conosce il socialismo”.
“Ma il mio racconto va avanti, con il gioco delle decadi:il 1928 è l’anno della morte di Svevo -che tanta risonanza ebbe anche fuori città; nel 1938 c’è la promulgazione delle Leggi Razziali in piazza Unità d’Italia (Trieste era la città con la più numerosa comunità ebraica, poi decimata durante l’occupazione tedesca); e, ancora, c’è il 1948, che, oltre ad essere l’anno di entrata in vigore della Costituzione Italiana, è ricorrenza speciale per il nostro territorio in conseguenza all’espulsione della Jugoslavia dal Cominform, che ebbe ripercussioni gravi nelle Comunità slovene del Carso, di Trieste e dell’Isontino…. la città viene bombardata, liberata, e approda al lungo e colorato periodo del GMA -di cui i nostri anziani parlano ancora alle fermate degli autobus.
Gli americani portano cocacola, sigarette, jazz…. e libertà. E mentre vengono realizzati sbrigativamente i campi esuli per accogliere molto male la popolazione istro-dalmata in fuga dalle proprie terre -in Silos, a Trebiciano.- la nostra città si terziarizza, avviandosi al dolce declino industriale del capitalismo avanzato.
…Passando in pochi decenni dall’Austria-Ungheria, all’Italia, al Terzo Reich, al protettorato militare e poi nuovamente in Italia, le nostre Fannie e Anita raccontano la loro vitalissima lotta quotidiana”.
Noi, che viviamo il tempo stretto della nostra cronaca, siamo gli eredi di quel lungo disastro, ne portiamo addosso l’inquietudine; e vogliamo sempre capire la direzione di quel vento, che dal passato soffia ancora.
Al di là delle metafore, è fin troppo banale dire che bisogna conoscere la storia per capire il nostro presente, e però è proprio così, si tratta di uno strumento critico fondamentale.

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