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I DIECI PASSI DELL’ADDIO

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Riccardo Cepach dialoga con Luigi Nacci autore del libro “I dieci passi dell’addio” (Einaudi editore, 2024)
letture di Dalia Oggero

«Raccontare cosa rimane dopo l’amore, cantare ciò che è stato, provare a rialzarsi dando nuovi nomi alle cose».
Marco Balzano

Quando finisce una storia d’amore? Il giorno in cui si va davanti a un giudice? Il giorno in cui un tradimento viene scoperto o confessato? Ma può davvero finire la storia di due persone che sono entrate l’una dentro l’altra, si sono esplorate con grazia, si sono prese cura dei sogni e delle paure che ciascuno di noi alleva dentro di sé? E quanto ci si può sentire sperduti, quando ci si separa dalla persona con cui si è diviso tutto? Come si può vivere senza sapere piú nulla di lei? Dove si trova, come mette i piedi uno davanti all’altro, dove va, da quanta vita è pervasa, da quanto futuro è scossa?
Quando c’era l’amore, anche ripiegare i vestiti era un’azione radiosa. Piegavi, riponevi nel cassetto, facevi ordine nel mondo e quell’ordine fuoriusciva dal cassetto e si adagiava su di te. Non avresti mai potuto ammalarti, e se anche fosse avvenuto, pensavi, l’amore ti avrebbe guarito. Adesso è tutto diverso. Adesso devi trovare una via e iniziare col primo passo.
La casa è diventata un bivacco. Sei solo, circondato da scatoloni, sull’orlo del precipizio. Per non precipitare ti dai un compito: cambiare nome alle stanze, fare la pace con gli oggetti rimasti, scrivere i cataloghi delle gioie e dei dolori, bruciarli.
Abbozzare dieci piccoli passi verso la salvezza.

Nelle sue vesti di viandante e guida, nonché di autore e poeta della «viandanza», Nacci trasforma l’addio in un sentiero, dove i passi si possono contare e mettere in fila. E porta con sé lungo il cammino tutti noi, che come lui abbiamo amato e siamo stati amati. Se il secondo passo è fare pace con quello che resta, il terzo è non dimenticare. E al decimo passo, forse, sapremo fermarci nel luogo che abbiamo davanti agli occhi.

Luigi Nacci vive a Trieste, dov’è nato nel 1978. È insegnante, giornalista e guida ambientale escursionistica. Ama mettersi in cammino con uno zaino e andare fuori sentiero, soprattutto nei margini a est e ovest d’Europa. Ha teorizzato la «filosofia della viandanza» e l’ha messa al centro della sua vita, scrivendo, riscoprendo antiche vie o immaginandone di nuove, accompagnando piccoli gruppi a camminare nei boschi e ideando rassegne e incontri. Dopo alcuni volumi di versi ha pubblicato i saggi narrativi Alzati e cammina (Ediciclo 2014), Viandanza (Laterza 2016), Trieste selvatica (Laterza 2019) e Non mancherò la strada (Laterza 2022). Nel 2021 ha curato Spirito libero e sangue caldo, l’autobiografia di una donna rom, per Ediciclo. Per la stessa casa editrice dirige la collana «La biblioteca del viandante». I dieci passi dell’addio è il suo primo romanzo.