regia Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza,
quadri di scena Flavia Mastrella.
(mai) scritto da Antonio Rezza.
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Maria Pastore
Il teatro bidimensionale degli anni novanta di Flavia Mastrella Antonio Rezza con estratti da “Barba e cravatta”, “Seppellitemi ai fornetti” e “Pitecus”.
PITECUS CUS racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati. Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio.
I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell'anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.
Antonio Rezza da solo o in collaborazione con Flavia Mastrella è autore di testi teatrali e cinematografici. Le sue opere sono state premiate nei maggiori festival nazionali della comicità e svariati spezzoni sono stati trasmessi su Rai2 e Rai3 (all'interno di programmi come Blob, Fuori Orario, Tunnel e Pippo Chennedy Show).
Al termine dello spettacolo incontro con gli autori e proiezione di:
TROPPOLITANI
Un programma di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
Condotto e galoppato da Antonio Rezza;
Regia Antonio Rezza e Flavia Mastrella.
durata '30
“Le nostre interviste sono chiamate a corpo libero perché un corpo, apparentemente libero, si tuffa a corpo morto tra ultracorpi rigidi. Il risultato di questa interazione sorprende anche noi in quanto gli intervistati che vivono in uno spazio normale (stazioni, ippodromi, cimiteri) rispondono alle domande con la loro più schietta anormalità. Si crea un rapporto di pura fantasia che dimostra come le persone in genere siano più intelligenti di come l'altro genere, quello umano e dirigenziale, ci vuole far credere. Non abbiamo trovato un solo interlocutore che possa essere definito stupido, inadeguato, fuori dai tempi o prevalentemente succube. Le nostre “vittime” dimostrano una smisurata voglia di emergere e di essere protagoniste dell'attimo. Il microfono sul dito nega la bruttezza estetica dei classico strumento erettile e il braccio diviene armatura, fasciato da cerchi come maglie di un guerriero. Le falangi torte su se stesse presentano alla bocca dell'intervistato il palmo aperto pronto a raccogliere le loro invettive che poi scivolano lungo l'avambraccio…”