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S/paesati una acuta riflessione sulla guerra nell’ex Jugoslavia

In tempi di una guerra presente molto vicina, una acuta riflessione su un’altra guerra, ormai lontana nel tempo e ancora più vicina, quella nell’ex Jugoslavia, sarà proposta in due eventi della rassegna “S/paesati – Eventi sul tema delle migrazioni” al Teatro Miela.

A 30 anni dall’inzio dell’assedio di Sarajevo (1992-2022) arriva infatti al Miela l’eccezionale mostra la mostra Shooting in Sarajevo di Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli, che sarà inaugurata lunedì 10 ottobre,con introduzioni di Paolo Rumiz, Azra Nuhefendić e Elisa Copetti.
L’idea di Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli  è stata quella di fotografare (shooting) Sarajevo dagli stessi luoghi dai quali i cecchini tenevano sotto assedio la città e i suoi abitanti venticinque anni fa (gli appartamenti di Grbavica, l’Holiday Inn, la caserma Maresciallo Tito, le postazioni di montagna), punti di vista ideali per perdersi nella mente di chi, da quegli stessi luoghi, inquadrava per uccidere.

Le storie parallele, dentro ad un tempo sospeso, del cecchino che osserva dall’alto della sua postazione e quella dello scorrere della vita nella città ferita in cui si trovano a vivere le sue vittime, saranno anche al centro dello spettacolo Pazi Snajper | Attenzione Cecchino" di e con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani, che andrà in scena giovedì 13 ottobre. In questa coproduzione nazionale di Bonawentura/Teatro Miela con  Il Contato del Canavese e Babelia & C- progetti culturali,  vengono osservate le due posizioni, quella del carnefice e quella delle vittime. La postazione del cecchino inondata dal suo flusso interiore e l’abitazione di un uomo e di una donna che resistono, attanagliati dal freddo, dalla paura, dalla fame. Un uomo e una donna che litigano e fanno pace, che pensano di separarsi e cercano di inventarsi modi per sopravvivere. La condizione di attesa del cecchino-carnefice e quella delle sue vittime: due mondi destinati ad incrociarsi solo attraverso un mirino. L’interesse dell’autrice e interprete Roberta Biagiarelli, grande conoscitrice della Bosnia, dove è vissuta un periodo facendo la volontaria negli ultimi anni, è andato via via focalizzandosi sul ruolo del cecchino e “verso quegli uomini e quelle donne che decidono di diventarlo o che lo sono, per lavoro appunto, all’interno di regolari corpi militari. Ciò che si muove intorno a questa psicologia deviata che l’ha attratta come materia da poter essere portata in scena.