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GLI ANNI DI PIOMBO

terrorismo rosso, trame nere e il ritorno dei due blocchi est e ovest

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Incontro con Gianfrancesco Turano e Gianni Barbacetto  
Modera Enzo D’Antona
Quadri scenici con Laura Bussani e Marco Puntin
Al termine dell’incontro proiezione del film ANNI DI PIOMBO di Margarethe Von Trotta

L’incontro, moderato dal giornalista e presidente di Bonawentura/Teatro Miela Enzo D’Antona si incentrerà sui lavori di Gianfrancesco Turano e Gianni Barbacetto inviati de Il Fatto Quotidiano e de L’Espresso a proposito del periodo del terrorismo politico nel nostro Paese e sugli inaspettati paralleli con il presente, che pare riportare a vecchie logiche di blocchi contrapposti e di opposti schieramenti.

Un incontro che si tiene a memoria dei cinquant’anni dall’eccidio di Peteano, avvenuto il 31 maggio del 1972 e dove, proprio a pochi chilometri da Trieste, in provincia di Gorizia, persero la vita i carabinieri Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni.
Un attentato tra i primi di una tragica stagione e fondamentale per capire la storia, ancora per molti versi oscura, di quegli anni. Un attentato molto politico e per nulla ‘periferico’, avvenuto in una delicata fase nazionale e le cui indagini si mossero per una dozzina d’anni tra vari depistaggi, concludendosi infine con la condanna del reo confesso terrorista nero Vincenzo Vinciguerra.
Proprio Gianni Barbacetto, in un articolo su Il Fatto del 12 maggio scorso, ha formulato la proposta di concedere la grazia a Vinciguerra. Una proposta “indecente” per lo stesso giornalista (“Una richiesta impossibile. Una sfida insopportabile”), a favore di chi non ha mai voluto alcun beneficio carcerario e che ha sempre parlato molto chiaramente dei collegamenti tra terrorismo di destra e apparati dello Stato, negando anche l’esistenza di una vera eversione nera, in una linea che collegherebbe Piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna.
Il dibattito al Miela su quei tragici ‘anni di piombo’ incrocerà anche l’attualità e il presente della tragica guerra in Ucraina, che pare in qualche modo averci riportato a antiche logiche di schieramenti e di blocchi contrapposti tra Est e Ovest di quel lontano periodo della nostra storia. Ma anche alla scoperta di tanti, come li ha ironicamente definiti Gianfrancesco Turano, “fiancheggiatori del putnismo all’italiana” e di una specie di “pensiero antagonistico destrutturato, incapace di alternative politiche” e che “accoglie fra le sue braccia fascisti e nostalgici del socialismo reale, fanatici di Santa Madre Russia ortodossa e anti-gay, complottisti in sentinella perenne contro le trame giudo-pluto-afro-cubane, in una macedonia ideologica gender fluid e socialista, quindi pienamente integrata nella società dello spettacolo”.

I quadri scenici con Laura Bussani e Marco Puntin porteranno sul palco del Miela le parole di due protagonisti della stagione, quelle dello stesso Vinciguerra e di Barbara Balzerani, dirigente della colonna romana delle Brigate Rosse che prese parte a numerosi omicidi, all’agguato di via Fani e al rapimento del generale Dozier.

Gianfrancesco Turano ha pubblicato il suo primo articolo su “Paese sera” nel 1979. Dopo la laurea in letteratura greca alla Statale di Milano, ha lavorato come traduttore per l’editore Giunti. Nel 1987 ha vinto il concorso per la Scuola di giornalismo Gino Palumbo del “Corriere della Sera”. Nel 1989 è stato assunto al settimanale economico-finanziario “Il Mondo” e dal 2009 lavora a “L’Espresso”. Ha collaborato con il “Corriere della Sera”, “Diario” e altri periodici.

Gianni Barbacetto
è inviato del “Fatto quotidiano”. Ha lavorato al “Mondo”, all’”Europeo”, a “Diario”. Ha collaborato con “Micromega” e “Venerdì di Repubblica”. Ha diretto “Omicron” (l’Osservatorio Milanese sulla Criminalità Organizzata al Nord). Negli anni Ottanta ha contribuito a fondare il mensile “Società civile”, di cui è stato direttore per una decina d’anni. Più recentemente ha collaborato con Francesca Comencini, con la rete franco-tedesca Arte, ha coordinato la redazione del programma di Michele Santoro “Annozero” e ha collaborato con Carlo Lucarelli per la realizzazione di “Blunotte”.

Enzo D’Antona inizia la sua carriera alla redazione del quotidiano “La Sicilia”. Nei primi anni Ottanta è cronista al giornale “L’Ora” di Palermo, dove ricopre anche il ruolo di responsabile del settore economia. Dal 1987 al 1997 lavora a Milano, al settimanale “Il Mondo”, occupandosi prevalentemente di inchieste sugli intrecci tra gli affari, la politica e la criminalità organizzata. A “la Repubblica” è presente dal 2005 al 2009 come capo della redazione di Palermo e poi caporedattore all’ufficio centrale di Roma. Ha diretto “la Città” di Salerno e “Il Piccolo” di Trieste. Attualmente è il presidente di Bonawentura/Teatro Miela.

ANNI DI PIOMBO
regia di Margarethe von Trotta; con Barbara Sukowa, Rudiger Vogler, Jutta Lampe, Franz Rudnick, Julia Biedermann
Germania, 1981, 109’
Ispirato alla vicenda delle sorelle Esslin (Gudrun, la minore, fu una terrorista della banda Baader-Meinhof e morì in carcere in circostanze misteriose). Il film, diretto da una von Trotta in stato di grazia, è nella prima parte dedicato ai difficili, eppur affettuosi, rapporti fra le due sorelle . Nella seconda, la superstite si convince che la sorella è stata assassinata dai secondini e si batte perché la verità salti fuori. Molto discusso sul piano politico, il film è  trascinante su quello emotivo. Primo premio al festival di Venezia.

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