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L’ORA EDIZIONE STRAORDINARIA

il romanzo di un giornale raccontato dai suoi cronisti

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CRONACHE DI MAFIA
tre giornate dedicate all’impegno civile e alle lotte al fenomeno mafioso

presentazione del libro (edizioni Regione Siciliana, 2019)
incontro con Pier Luigi Sabatti
intervengono Sergio Buonadonna, Antonio Calabrò e Enzo D’Antona
quadri scenici con Marco Puntin

Tre giornalisti uccisi, una bomba nelle rotative, una lunga storia di lotte in nome della libertà di stampa. Fondato a Palermo dai Florio nel 1900, il racconto di un quotidiano da sempre “in edizione straordinaria”, protagonista delle grandi battaglie civili nell’Italia repubblicana e in prima linea nella lotta a Cosa Nostra.

Quando un giornale muore si lascia dietro tracce e rimpianti ma non sempre riesce a trasmettere e custodire nel tempo il valore della sua memoria. Pare che “L’Ora” sia un’eccezione. Dopo aver concluso la sua esistenza nel 1992, ha alimentato un filone inesauribile di rievocazioni storiche, giornalistiche, cinematografiche, documentaristiche che ne hanno descritto il profilo di un diario civile del Novecento siciliano. Tante volte è stato rievocato il clima di quelle esperienze nelle quali si sono formate tre generazioni di giornalisti che poi hanno trasferito nel grande giro nazionale un modello memorabile di tecniche e di saperiprofessionali.
Tra le grandi “grandi firme” del giornale: Marcello Sorgi, Antonio Calabrò, Francesco La Licata, Sergio Buonadonna, Attilio Bolzoni, Bianca Stancanelli, Nicola Lombardozzi. Tra i suoi giornalisti ricordiamo due  ex direttori de “Il Piccolo” Sergio Baraldi e Enzo D’Antona. E il grande Etrio Fidora, triestino di nascita ma palermitano d’adozione, che durante la sua collaborazione con “L’Ora” subì quasi 100 querele per diffamazione (che finirono tutte con l’assoluzione).
Basta scorrere l’indice e leggere i titoli delle 51 testimonianze per capire cosa è stata la “leggenda” de L’Ora. I titoli più celebri vano da “La grande nera che presidiava i fatti” a “La piovra, il corvo, la talpa e la cultura dei siciliani”; e ancora: “La notte del terremoto che ci battezzò cronisti”; “Le donne e i diritti: tutto cominciò da Franca Viola”; “Fotogiornalismo scelta vincente”; “Tutti i segreti appresi in cronaca”; “Lo stanzone dei collaboratori”. In sintesi, per tutti coloro che possono vantarsi con un “io c’ero”, la consapevolezza di essere stati protagonisti di una “grande storia”.
Cosa è stato L’Ora, nella storia dell’Italia del secolo scorso, è sottolineato da Mario Genco, nel primo intervento del libro. La lingua de L’Ora – scrive Genco – erano anche le sue inchieste; fu il primo giornale in Sicilia a istituzionalizzare l’inchiesta. Nei quasi 38 anni da quando alla fine del 1954 era cominciata l’era della direzione Nisticò, fino al 9 maggio del 1992 quando cessò le pubblicazioni. Le inchieste si focalizzarono spesso sulla mafia. Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato furono firme di spicco, pagando con la vita per il coraggio dei loro servizi.
Marcello Sorgi nel suo intervento (“Quel laboratorio di artigianato pregiato”) scrive che lo schieramento messo su nel 1958, per la prima grande inchiesta sulla mafia e subito accompagnata da una bomba fatta esplodere nella tipografia del giornale, era stato il primo esempio del lavoro di squadra immaginato dal direttore. Giornalisti investigatori, frequentatori di bassifondi e di corridoi di caserme come il “maestro” Enzo Perrone, messi a fianco di scrittori e intellettuali come Marcello Cimino e Giuliano Saladino e di inviati di lunga lena venuti da Roma come Felice Chilanti o l’avvocato del giornale Nino Sorgi, il padre di Marcello, che doveva valutare ogni conseguenza della materia scottante che doveva essere pubblicata.

Fare un buon giornale – scrive Antonio Calabrò nel suo ricordo – è come costruire ponti, per rendere più facile e frequente lo scambio d’idee, valori, progetti ed emozioni, tra parti diverse dell’opinione pubblica. La lunga esperienza di un piccolo-grande quotidiano come L’Ora, in tutto il corso di un Novecento tumultuoso, ne è la conferma. Calabrò ricorda anche la figura di Vittorio Nisticò negli anni della sua direzione e poi nella stagione della presidenza della cooperativa editrice. “Il migliore interprete dell’anima del giornale”, orgogliosa, curiosa, autonoma; legata, comunque, a un’etica del giornalismo, della politica e della cultura tra le più solide e fertili nel panorama italiano contemporaneo. Inoltre c’era il “polmone” da cui L’Ora attingeva per i servizi: gli ospiti (soprattutto intellettuali), italiani e stranieri, che a giornale chiuso, nel pomeriggio, affollavano l’ufficio del Direttore, trasformato in salotto.

Sulle assi di legno del palco del Miela non risuoneranno i passi del capitano Achab, ma la voce di un attore. I piccoli “quadri scenici” che accompagnano l’incontro mettono in scena alcuni momenti salienti riferiti al libro e agli argomenti affrontati. Dialoghi o brevi monologhi che invitano il pubblico ad entrare in contatto con le parole in modo emozionale e accompagnati da materiale multimediale: fotografie, spezzoni di film e  musiche che si riferiscono all’epoca o al tema trattato.

Pier Luigi Sabatti è giornalista e scrittore. Presidente del Circolo della Stampa di Trieste dal 2015 e giornalista a “Il Piccolo” di Trieste dal 1973. Oltre a seguire la politica estera, soprattutto nella ex Jugoslavia (anche come inviato in Croazia agli esordi del conflitto) e a occuparsi delle minoranze etniche, si interessa di cultura, in particolare di Storia, ha collaborato con: “Rai” nazionale e del FVG, “ Tv Capodistria”, “Radio Sound”, la rivista di geopolitica “Limes”, la rivista triestina “Il Ponte rosso”. Dal 2020 è direttore responsabile della rivista “Qualestoria”, edita dall’Irsrec.

Sergio Buonadonna giornalista professionista e promotore culturale, ha lavorato a lungo a “L’Ora” di Palermo, poi a “La Provincia Pavese” ed è stato capo redattore cultura e spettacoli de “Il Secolo XIX”. Ha collaborato ai servizi culturali di “Repubblica” Palermo e dei quotidiani locali del gruppo “L’Espresso”. Da anni svolge una proficua attività di organizzatore culturale portando in Italia scrittori di fama internazionale.

Antonio Calabrò Giornalista e saggista italiano. Ha scritto per “Repubblica”, “Il Mondo” e “L’Ora” ed è stato direttore editoriale del gruppo “Il Sole24Ore”. Dal 2003 al 2006 ha diretto l’agenzia di stampa APCOM (divenuta poi TM News). Nel 2021 è stato nominato membro del Consiglio d’indirizzo per la politica economica di Palazzo Chigi. Insegna all’Università Cattolica di Milano ed è autore di numerose pubblicazioni,

Enzo D’Antona.
Giornalista, presidente di Bonawentura Teatro Miela. Ha iniziato la sua carriera come cronista del quotidiano “L’Ora” di Palermo, dove ha ricoperto anche il ruolo di responsabile del settore economia. Dal 1987 al 1997 ha lavorato a Milano, al settimanale “Il Mondo”, occupandosi prevalentemente di inchieste sugli intrecci tra gli affari, la politica e la criminalità organizzata. Dal 1997 al 2014 a “la Repubblica” è stato prima caporedattore della Cronaca di Palermo, poi all’ufficio centrale a Roma. Ha diretto “la Città” di Salerno e “Il Piccolo” di Trieste. Nel 2021 ha scritto il libro “Gli spaesati”.

organizzazione: Bonawentura con il patrocinio di Circolo della Stampa, Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, Assostampa Fvg.

Ingresso libero. Super green pass e mascherina FFP2 obbligatori. Prenotazione consigliata: c/o biglietteria del teatro (tel. 0403477672) tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00.

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