I californiani Xiu Xiu sono guidati dall’efebico Jamie Stewart, artista impegnato in una complessa e continua ricerca di un sound personale che affascina e “disturba” allo stesso tempo. Nel suo mondo le atmosfere decadenti del post punk dei Joy Division incontrano un sofisticato cantato che richiama le qualità di Mark Hollis dei Talk Talk, qualche timido tentativo di melodia pop bilancia frequenti disturbi cacofonici degni della miglior scuola “industrial”.
Fin dall’esordio (Knife Play, 2002) la stampa specializzata ha salutato gli Xiu Xiu come una più interessanti promesse della nuova scena americana. Ed è un fatto che nelle canzoni della band di San José emergono un’urgenza espressiva e una sincerità che dai tempi degli Smiths sono rare nel mondo del pop. Le canzoni sono quasi sempre brevi, intensi momenti di disperazione, con la voce che in un dolente sussurro/grido si muove su un tappeto di drum machine, rumori elettronici, chitarre distorte ed echi industriali. Disturbante ed eccessiva, racconta storie di ordinaria emarginazione, impossibili scelte sentimentali, disperate notti di sesso.
Mentre l’altra metà del gruppo, Ae Caralee è impegnata al music box e alla cetra, Jamie alterna chitarra e ukulele e lascia che la voce gli esca dai polmoni disperata e commossa, scivolando sui loop elettronici e i campanelli di bicicletta, suonati ancora dalle dita nervose di Ae, che ora percuote i piatti, ora scortica la pelle di un rullante con un microfono nudo. C’è violenza sulle cose, in cerca di suono a qualunque costo.
L’universo degli Xiu Xiu è doloroso. La musica non nasce da sola e va strappata alle cose con i denti.
In queste date italiane I Xiu Xiu suonano assieme ai Larsen, gruppo di Torino, con il quale hanno intrapreso una collaborazione attiva che li vede spesso dividere il palco e produrre musica assieme.
www.xiuxiu.org
www.larsen.to.it