L’aspetto più seducente e perturbante dell’ossimoro è la contraddizione innata nel lemma stesso: dal greco oksýmōron, composto di oksýs «acuto» e mōrós «stolto, folle». Il termine che lo designa («acuto- ottuso») è esso stesso un ossimoro. In quanto espressione dell’antitesi, l’ossimoro unisce contrapponendoli due pensieri o due significati che sono di per sé inconciliabili perché l’uno esprime il contrario dell’altro. Il senso di paradosso che questo termine irradia di fatto è solo apparente, predisposto invece a illuminare, disvelandoli, significati più profondi, anche esistenziali. Il titolo che Enrico Intra regala a questo suo nuovo lavoro meraviglioso, scritto pensando a Erik Satie, esercita la stessa forza di scavo, di liberazione, di appassionata elevazione oltre le inerti ovvietà delle categorie e dei generi, in questo caso musicali. Li ascolteremo in una esecuzione inedita con il contributo di un quartetto d’archi, nella formazione orchestrale per cui è stata concepita e prefissata, con cui il pianoforte di Intra agirà in modalità instabile e aperta, improvvisativa, in cui le sonorità si completano e si chiarificano vicendevolmente, in un’azione esecutiva che trova nello stato di irreparabile impermanenza delle cose -e tanto più delle cose sonore- la più efficace ed emozionante delle congiunture. In fondo, le due anime apparentemente contraddittorie di questo meraviglioso concerto – Ossimoro– rinviano nella loro indissolubile sintesi alle categorie inscindibili dell’esserci e dell’essere. La momentanea situazione scaturita dal qui e ora, entra in dialettica con una dimensione invece stabile che, per via delle note scritte, travalica la caducità dell’istante improvvisativo e impermanente. L’esserci estemporaneo è l’occasione per far riverberare l’orizzonte più ampio, solo in apparenza contraddittorio, dei suoni affidati alla “riproducibilità tecnica” della notazione. E viceversa.
ERIK SATIE – il tempo non è tiranno è sovrano
“Il pensiero valica il tempo. Scorre inarrestabile e tumultuoso in un fiume trascinato da una canoa priva di un remo alla cui, instabile navigazione, c’è sempre un essere dotato di forza e fantasia creativa. Cosi mi piace immaginare il musicista Satie che emerge da questa metafora. Satie, detto Erik Satie. Personalità particolare e scomoda. Protagonista della musica e dell’ambiente artistico francese tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Un trapezista del circo sonoro. Un collezionista, cosi si racconta, di ombrelli che non apriva durante la pioggia per non bagnarli. Satie fuori dal tempo che nel tempo sarà sempre il futuro possibile. Cosi come la sua musica. Personale e particolare. Trovo le sue composizioni. Essenziali senza il minimo bisogno di supporti sonori complicati. Linee tematiche semplici. Geniali. L’essenza in primo piano. Una musica di cui l’orizzontalità è il giusto sviluppo della verticalità. Per dirla come Gillo Dorfles, non è mai l’horror pleni della musica “minestrone”, ma un filo d’Arianna sonoro. Per unirmi a lui musicalmente ho sempre evitato considerazioni fatte dagli specialisti del settore. Ho stabilito una unità di pensiero musicale fuori dal tempo che cavalca sovrano sulle onde di un oceano tormentato ma che salva la canoa delle idee possibili, dell’immaginazione, della fantasia, della creatività. Come quella di Satie.”
Enrico Intra
Enrico Intra musicista di fama internazionale: pianista, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra jazz, nonchè anche bandleader della Civica Orchestra Jazz di Milano. Conosciuto anche come organizzatore ed ideatore di rassegne e festival in ambito jazz. Negli anni ’60 fonda il leggendario Intra’s Derby Club, divenuto poi solo Derby Club, storico locale milanese di cabaret e musica.
Come arrangiatore ha collaborato con molti artisti tra cui Francesco Guccini per cui ha curato gli arrangiamenti di “Un altro giorno è andato/Il bello” del 1968, Franco Cerri, il batterista (e attore) Pupo De Luca, Iva Zanicchi, Severino Gazzelloni, Claudio Cusmano, Bruno De Filippi, Marco Ratti, Pino Presti, Tullio De Piscopo, Shirley Bunnie Foy, Gene Guglielmi, Giancarlo Barigozzi, Gil Cuppini, Sergio Farina, Victor Bacchetta, Pallino Solonia, e molti altri.
Ha iniziato la sua carriera da giovanissimo e già verso la metà degli anni ’50 la rivista tedesca Jazz Hot lo ha annoverato tra i migliori pianisti europei.
Anche se le sue influenze sono di stampo classico grazie ai suoi studi musicali, Intra guarda anche al blues e allo swing. Come compositore i suoi lavori, specialmente “Classic Jazz” e “La strada del petrolio”, rientrano nel genere bebop; il musicista milanese infatti dà largo spazio alla sperimentazione e alla ricerca tra suono ed elettronica, e alla rivisitazione di musica antica come la musica sacra e il canto gregoriano. In questo filone si inserisce il progetto SOUND MOVIE nato a metà degli anni ’80 in collaborazione con i musicisti Markus Stockhausen, Roberto Fabbriciani, Mauro Negri, Marco Vaggi e Franco D’Andrea. Sound Movie era un live di improvvisazione totale in contrappunto con la proiezione di film espressionisti del cinema muto come ad esempio Nosferatu il vampiro di Murnau.
Il Quartetto Rêverie si è formato nell’autunno del 2021 nella classe del M° Paccagnella al Conservatorio «G.Tartini» di Trieste, dove prosegue attualmente sotto la guida del M° Alberto Franchin e unisce giovani musicisti di diversi percorsi e nazionalità, legati dalla passione per il repertorio quartettistico e il desiderio di far musica insieme. I musicisti hanno frequentato masterclass tenute dai Maestri Simone Gramaglia, Sergio Lamberto e Helfried Fister.
Il Quartetto ha debuttato il 20 febbraio 2022 presso il Circolo Culturale Sloveno di Barcola e successivamente è stato invitato ad esibirsi in diversi eventi della regione.
Formazione: Uendi Reka, Florjan Suppani, Lucy Passante Spaccapietra, Alice Romano