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GLI ENIGMI DI WERNER HERZOG
I grandi capolavori del regista tedesco

GRIDO DI PIETRA (Schrei aus Stein), Germania, Francia, Canada 1990, 105’
Con Donald Sutherland, Brad Dourif, Vittorio Mezzogiorno, Mathilda May.

Pur superando di poco i tremila metri, il Cenno Torre è una delle montagne più temute dagli alpinisti. Altissime pareti quasi senza appigli né ripari, venti impetuosi, cambiamenti repentini di clima rendono la più celebre cima della Patagonia pressoché invincibile. Anche Roccia (Vittorio Mezzogiorno), un uomo che ha scalato tutti gli” Ottomila”, ha già tentato due volte di conquistarne la vetta, e per due volte è stato respinto. Potrebbe forse rinunciare per sempre, ma un giornalista astuto (Donald Sutherband) lo convince a riprovare in compagnia di Martin, giovane alpinista-acrobata, tanto abile nell’arrampicarsi quanto pronto a fiutare il business. La spedizione (ne fanno parte anche la ragazza di Roccia e Hans, un suo vecchio compagno di cordata) nasce sotto una cattiva stella: tempo pessimo, tensioni e diffidenze tra i componenti, presagi nefasti…. Se bastassero le intenzioni per rendere grande un film, allora “Grido di pietra” sarebbe davvero grandissimo: continuando nella sua stupefacente serie di imprese impossibili Werner Herzog ci fa vivere in diretta vertigini e follie di una lotta tra uomo e natura (e tra uomo e uomo) portata alle estreme conseguenze. Riesce a proporci, soprattutto nel finale, immagini indimenticabili, eppure l’operazione, nel suo complesso, non funziona., manca la leggerezza del sogno (da Il Sole 24 ore)

LA GRANDE ESTASI DELL'INTAGLIATORE STEINER (Die grosse Ekstase des Bildschnitzers Steiner) 1975, 48', vers.orig, sott.ital.

Il soggetto del film è ispirato alla vicenda umana e sportiva dello svizzero Walter Steiner, medaglia d'oro al mondiale di volo con gli sci nel 1972 a Planica in Slovenia e nel 1977 a Vikersund in Norvegia. Il suo record mondiale (Planica, 1974] di 179 metri resta imbattuto per cinque anni.
Nei primi istanti del film, c'è già tutto. Un paesaggio innevato: il “decollo” in rallenty di uno sciatore da un trampolino sulle note al delay dei Popol Vuh. Il leitmotif del film è questo.
Quello sciatore si chiama Walter Steiner, è attorno a lui che gravita tutto il film, non solo ai suoi risultati atletici, ma ai suoi pensieri di uomo al limite di una situazione.
Come nel film Fata Morgana eravamo subito ipnotizzati dalle sequenze ripetute di aerei che atterravano nell'afa della pista, La grande estasi dell'intagliatore Steiner, in uno scenario completamente opposto, insiste sul tema del volo nel suo momento più magico. Un uomo che per qualche secondo sfida la forza di gravità e vince. Resta a bocca aperta in estasi, in precario equilibrio, in volo.
Steiner cade nel 1973 all'apertura del trampolino gigante di Oberstdof. In quest'occasione lo sciatore aveva percorso 179 metri in volo per poi cadere un attimo dopo aver toccato il suolo.

E' in questo punto che compare per la prima volta il regista, Werner Herzog. Tenendo in mano il microfono in un tipico taglio di ripresa solito per le cronache televisive, il regista ci parla dal punto preciso in cui nel filmato precedente Steiner è caduto. Il grosso palo di legno che gli sta accanto segna sul terreno l'attuale limite fisico del volo con gli sci. Solo oltre 10 metri da questo punto lo sciatore sarebbe atterrato su una superficie piana da 110 metri d'altezza, e le conseguenze sarebbero state ben più gravi.
Proprio da questo punto limite, fra ciò che è sensibile e l'ignoto, Herzog ci annuncia che l'origine di questo film, si trova lì.

L'attuale record mondiale di volo con gli sci è detenuto daI norvegese Bjørn Einar Romøren che il 20 marzo 2005 sul trampolino di Planica in Slovenia volò per 239 metri, sfrecciando nell'aria per più di sette secondi, e atterrando senza cadere.