Inaugurazione della mostra fotografica di Massimo Tommasini, con la presenza di Valentina Gambar.
Un reportage ad Idomeni (Grecia) sul blocco dei migranti, lungo la rotta balcanica, in collaborazione con Medici Senza Frontiere. I bambini sono i protagonisti della mostra a dimostrazione come molti di coloro che scappano dai loro paesi e chiedono asilo in Europa sono bambini indifesi. La protezione è necessaria e rappresenta sempre più un’emergenza da affrontare sulla quale non possiamo chiudere gli occhi.
Idomeni, un paese di soli 150 abitanti, al confine tra la Grecia e la Macedonia, nel 2016 è diventato il più grande campo profughi della Grecia.
Nell’inverno del 2016 il governo macedone ha schierato al confine l’esercito, bloccando il cammino lungo la cosiddetta Balkan Route, ai migranti che dal Medio Oriente cercavano di raggiungere l’Europa, provocando una delle più gravi emergenza umanitarie degli ultimi decenni.
In pochi giorni si ammassarono quasi 13000 persone, di cui si calcola il 40% erano bambini.
Oggi l’immaginario collettivo fa riferimento a uomini e donne che sbarcano sulle coste italiane in fuga da guerre e persecuzioni; ma i profughi esistono dai tempi di Mosè.
Le foto di Idomeni e le situazioni sono tristemente senza tempo, dai volti di donne e bambini leggiamo gli orrori della guerra, la paura e l’incertezza di un futuro, situazioni simili a quelle di 75 anni fa, dopo la seconda guerra mondiale, quando a scappare erano 10 milioni d’ europei.
Tra il 2015 e il 2016, sono state più di 1 milione le persone che hanno cercato riparo in Europa, i muri, le recinzioni, il filo spinato non hanno frenato questo esodo. Il nascere di nuovi muri sono infatti un segnale allarmante del declino di un’Europa che proprio sul rispetto dei diritti umani fondamentali, deve ritrovare nuove strade per continuare il proprio processo di coesione interna e di crescita.
In tutti questi grandi esodi, i profughi sono stati spesso respinti o sono stati rimpallati da uno Stato all’altro, mentre i movimenti xenofobi li utilizzano come capro espiatorio del diffuso disagio sociale.
Il campo di Idomeni è stato sgomberato con la forza delle ruspe nel maggio del 2016, le persone sono state portate principalmente in campi militari dove le condizioni sono molto simili a quelle di detenzione.
MSF ha denunciato lo spostamento forzato di migliaia di rifugiati, la mancanza di informazioni fornite sulla loro destinazione e la restrizione imposta all’assistenza umanitaria.
L’Europa, quella politica, ha chiuso con la Turchia un accordo di 6 miliardi di euro, affinchè trattenesse i rifugiati. Amnesty International ha denunciato più volte il Presidente turco Ergodan per la deportazioni, torture e la violazione dei diritti umani.
Massimo Tommasini, dal 2012 è fotografo ufficiale alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nel 2017 è stato nominato Autore dell’anno FIAF (federazione italiana ass. fotografiche) per il Friuli Venezia Giulia. Nel 2016 in collaborazione con l’ ICS (Italian Consortium of Solidarity) e Comune di Trieste, ha realizzato un reportage “Nice City Trieste” sulla situazione dei richiedenti asilo a Trieste, ed esposto alla Galleria Tergesteo, Stazione Centrale di Trieste, Teatro Miela e a Gorizia e prossimamente al Festival della Fotografia Sociale di Salerno. Ha lavorato come videomaker per diversi festival tra cui il Fashion Film Festival di Milano di Costanza Etro, ha curato il montaggio video dello spettacolo “Quando gli dei si parlano” di Monika Bulaj, nel 2016 è stato videomaker ufficiale per il regista iraniano Amir Naderi a Venezia73 in occasione della consegna al regista del premio alla carriera.
Alcune foto realizzate durante il Festival di Venezia sono state scelte da una giuria internazionale di esperti ed esposte presso la Casa del Cinema a Villa Borghese a Roma nel 2014 e 2015.
Vincitore nel 2015 per la “24 ore per la Street Photography” del Trieste Photo Day.
Attualmente in collaborazione con Alinari Image Museum organizza visite guidate alla mostra di “Robert Capa in Italia”.