uno spettacolo di Francesco Frongia
con Nicola Stravalaci
collaborazione a scene e costumi Saverio Assumma
luci Giacomo Marettelli Priorelli
produzione Teatro dell’Elfo
Uno spettacolo sulla lingua italiana, un divertissement sulla grammatica e sul lessico che ha fatto ridere e riflettere centinaia di spettatori di ogni età, un vero ‘cult’ delle ultime stagioni milanesi del Teatro dell’Elfo.
«Ci lamentiamo molto dell’imbarbarimento del linguaggio – dice il regista – scopriamo che i politici, i presentatori, i personaggi famosi storpiano l’Italiano senza rendersene conto. Bisognerebbe invitarli a corsi di rieducazione o forse basterebbe spiegar loro che con la lingua giocare è bello. Portando in teatro la grammatica proponiamo agli spettatori di tutte le età di divertirsi a giocare con le parole per imparare la potenza esplosiva del linguaggio.
In scena un vero professore interpretato da Nicola Stravalaci con il suo consueto corredo di dizionari, grammatiche, lavagna, gessetti, fischietti, computer e video, pistole e caramelle. Una normale lezione di “un’ora di cinquanta minuti” – chissà perchè poi a scuola le ore scorrono diversamente che nella vita normale – con eventuali tempi di recupero in caso di calamità, pipì, punizioni o momenti di puro sadismo da parte dell’insegnante.
Come d’abitudine la campanella segnerà l’inizio della lezione ma, per rispettare la privacy del pubblico, non faremo l’appello. Durante la lezione non sono previste interrogazioni e/o verifiche scritte».
Francesco Frongia.
Lo spettacolo-lezione, un’ora divertente d’interrogazioni senza debiti né verifiche, ha come complici pensosi e arcaici articoli di Eco, Calvino, Bartezzaghi, Roscia e il sito dell’Accademia della Crusca (sembra un ossimoro) oltre a una sana ignoranza dialettale che provoca ilarità pop automatica. La virgola, l’elisione, il periodo ipotetico, gli articoli alla milanese, sono elementi di fantascienza per l’italiano medio che manda messaggini. Il sadico Nicola Stravalaci, o meglio Stravalcioni, con lavagna, frustini, video, laptop, gessetti, tubi, focaccine, fischietti, pistole, caramelle, ci aiuta con smisurata sapienza interpretativa (nel senso che è sempre consapevolmente fuori misura) a sorridere sulla tragedia vera della perdita del valore etico e lessicale delle parole.
Maurizio Porro, Corriere della Sera
Protagonista è il professor Stravalcioni Nicola Stravalaci, anche noto al grande pubblico come il temibile professor Strozzi della serie tv Alex & Co che, in una vera e propria lezione di un’ora, cerca di far comprendere ai suoi studenti (in questo caso al pubblico) come imparare, o re-imparare, la lingua italiana e vivere felici.
Si comincia con l’appello e si prosegue sugli elementi di base come l’articolo, che diventa esempio di politicamente corretto e scorretto sulla questione del genere, la virgola, l’apocope, l’elisione o il periodo ipotetico, che prende la forma di una seduta spiritica per parlare di realtà e irrealtà. E il pubblico ci sta, si stupisce delle sue lacune e si inorgoglisce per quel che sa, ride e gioca con la nostra bellissima lingua senza soggezione, vittima consenziente delle ‘angherie’ del professore sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Merito di Stravalaci, dei suoi ottimi tempi comici, del suo piglio autoritario al tempo stesso raccapricciante ed esilarante. Ma merito anche dell’intelligenza garbata con cui Frongia ha costruito un testo, adatto a tutte le età, per imparare a ridere dei nostri errori e per farci riflettere sull’importanza della curiosità nel comprendere il senso e l’uso della nostra lingua.
Claudia Cannella, Hystrio