Lo spettacolo racconta il viaggio in Italia di Giovannino Pattarizzuti, ragazzo siciliano, viaggiatore involontario, che per vicissitudini di natura amorosa è costretto all’esilio. Questo il pretesto che va ad esaltare le capacità istrioniche di Gianfranco Jannuzzo, il quale riesce a scatenare scoppi di ilarità provocati dalle sue esilaranti interpretazioni di decine di personaggi che si trovano in svariate situazioni comiche.
“I dialetti sono da preservare, andrebbero studiati nelle scuole perché rappresentano la nostra ricchezza culturale”, dice Jannuzzo. “Se ci pensiamo bene tutti noi abbiamo la cultura del nostro dialetto e tutti noi temiamo che si perda. È il nostro modo di comunicare più immediato. A volte pensiamo in dialetto e traduciamo in italiano, soprattutto se vogliamo arrivare al cuore del nostro interlocutore. Ed è una cosa bellissima, secondo me”, aggiunge l’artista.
“Per scrivere uno spettacolo per Gianfranco Jannuzzo, su di lui, benché già in passato avessimo già avuto modo di ammirarlo e applaudirlo nelle sue precedenti performance, c’è corso l’obbligo professionale e il piacere di approfondire la documentazione, quindi di andare a vedere tutto quello che di registrato esiste su Jannuzzo. Alla fine della visione di questo materiale, ci ha sbalordito oltre alla bravura, alla capacità di trascinare il pubblico in un divertimento sfrenato, la maestria nel riuscire a parlare alla perfezione tutti i dialetti d’Italia, tanto da notare che tutti si chiedevano se non fosse di volta in volta, Siciliano, Calabrese, Napoletano, Romano, Milanese, Veneziano o quant’altro.
Questo quindi è stato il nostro punto di partenza, L’idea che la sua regionalità, cioè l’essere Siciliano è del tutto casuale, cioè che sia un Siciliano per caso, ma potrebbe essere di qualsiasi altra ragione. In realtà andando avanti nella scrittura, che vede nascere il nostro personaggio in un paesino della Sicilia, in una famiglia disadattata, povera fino all’inverosimile, composta da dodici figli, padre madre e annessi nonni, che lo vede poi partire per vicissitudini di natura amorosa, e che lo vede ancora peregrino per l’Italia, viaggiatore involontario, alle prese con realtà differenti dalla sua, c’è come una presa di coscienza che non poteva che nascere Siciliano.”
Roberto D’Alessandro e Andrea Lolli
organizzazione: Università Popolare di Trieste in collaborazione con Bonawentura
Ingresso € 15,00 riduzioni convenzionate € 12,00. Super green pass e mascherina FFP2 obbligatori. Prevendita: c/o biglietteria del teatro (tel. 0403477672) tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. www.vivaticket.com